Hong Kong e Shanghai: cambiano le regole

3 Settembre 2014

A 17 anni dal “rientro” di Hong Kong in Cina, ci si appresta ad assistere a un altro cambiamento epocale nella storia delle due economie. Per il prossimo 13 ottobre, infatti, è prevista l’entrata in vigore dello Shanghai-Hong Kong Connect, «un programma bilaterale che permetterà agli investitori che hanno un conto presso un broker di Hong Kong di accedere ai titoli quotati sulla borsa di Shanghai. Allo stesso modo gli investitori cinesi potranno investire sulla borsa dell’ex colonia britannica». Dall’osservatorio londinese di Kairos è l’analista Moreno Tatangelo a illustrare scenari e dettagli di questa importante novità.

«Inizialmente il programma sarà limitato a 266 titoli quotati sulla borsa di Hong Kong e a 568 su quella di Shanghai, numeri che corrispondono rispettivamente all’82 e al 90% della capitalizzazione dei due mercati. Inoltre le dimensioni del programma saranno limitate a flussi netti giornalieri in uscita dalla Cina di 10,5 miliardi di RMB (250 miliardi di RMB complessivamente) e di 13 miliardi di RMB in entrata (250 miliardi di RMB complessivamente)».

Dinamiche che si traducono in una trasformazione epocale del modus operandi degli attori internazionali in Cina, dal momento che, per la prima volta, si potrà qui investire senza restrizioni temporali né la necessità di ricorrere alle quote disponibili solo per gli attori istituzionali. Tatangelo prevede che nel lungo periodo questo programma dovrebbe dunque migliorare l’efficienza del panorama domestico, attualmente dominato dagli investitori retail locali, provocandone un rerating significativo.

Non a caso Tatangelo e alcuni membri del team di Kairos hanno avuto nelle scorse settimane dei meeting con una trentina di gestori basati proprio a Hong Kong e Shanghai grazie a cui hanno potuto identificare le migliori opportunità disponibili in quel contesto.

«Da non sottovalutare anche il fatto che la dichiarata volontà delle autorità cinesi di aprire gradualmente il proprio mercato dei capitali induca a pensare che, dopo una prima fase più o meno lunga di rodaggio, il programma possa essere allargato. E – conclude Tatangelo – questo sarebbe un traguardo fondamentale per quelli che oggi sono il sesto e il settimo mercato più grandi al mondo».

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