Il Rosso e il Nero (logo)
a cura di Alessandro Fugnoli, Strategist

ACCADDE DOMANI

I mercati scontano il futuro. Sempre e comunque?

Due giorni fa, su Truth e su Twitter, all’improvviso, mentre l’SP veleggiava sui massimi storici.

Metteremo un dazio del 50 per cento su tutte le importazioni di rame.

Ieri, su Truth e su Twitter, all’improvviso, mentre l’SP segnava nuovi massimi storici.

Metteremo sulle importazioni dal Brasile, oltre a tutti i dazi ordinari, un dazio ulteriore del 50 per cento.

Due giorni fa, su Truth e su Twitter, all’improvviso, mentre l’SP veleggiava sui massimi storici.

Metteremo un dazio del 50 per cento su tutte le importazioni di rame.

Ieri, su Truth e su Twitter, all’improvviso, mentre l’SP segnava nuovi massimi storici.

Metteremo sulle importazioni dal Brasile, oltre a tutti i dazi ordinari, un dazio ulteriore del 50 per cento.
Domani (o fra un mese o fra un anno o forse mai), su Truth e su Twitter, all’improvviso, mentre l’SP segna nuovi massimi storici.

Metteremo un’imposta di importo significativo su tutti gli asset americani posseduti da stranieri e su tutti i nuovi flussi di capitale in arrivo dall’estero. I dazi sui prodotti hanno funzionato magnificamente, hanno creato un’inflazione aggiuntiva irrisoria e la crescita, rispetto al primo semestre 2025, sta addirittura accelerando. I produttori giapponesi hanno perfino tagliato i prezzi delle auto che vendono da noi. I produttori cinesi li hanno mantenuti stabili e si sono pagati loro i dazi, senza scaricarli sul consumatore americano. Il governo cinese li ha sgridati, dicendo che i margini di profitto vanno difesi, ma loro continuano imperterriti. Stiamo raccogliendo 25-30 miliardi di dollari al mese di dazi. Finalmente le tasse le pagano gli stranieri. L’unico problema è che il nostro disavanzo delle partite correnti non è nel frattempo diminuito, ma cresciuto. È segno che i dazi sono troppo bassi e che dovremo alzarli di nuovo. Ma è segno altresì che bisogna agire anche sul lato del conto capitale e del conto finanziario della bilancia dei pagamenti. Gli stranieri si sono arricchiti sulle nostre spalle per decenni, è davvero ora che paghino!

Fra un mese (o fra un anno o forse mai), su Truth e su Twitter, all’improvviso, mentre l’SP è in fase di correzione.

Abbasseremo i tassi di almeno tre punti percentuali! Il governatore Troppo Tardi ha voluto tenerli altissimi anche se siamo il paese più potente del mondo. Incredibile. Fortunatamente il nuovo governatore ha promesso che agirà con la massima energia per tagliare i tassi di policy, mentre il Tesoro emetterà titoli brevissimi quasi senza interessi e con una parte del ricavato comprerà indietro titoli lunghi, guadagnandoci e facendo scendere anche i tassi a lungo. La crescita americana e tutti i nostri asset, azioni, case e cripto stanno per esplodere al rialzo! Se il dollaro scenderà ancora, sarà una bellissima discesa. O ci renderà più competitivi o costringerà tutti gli altri paesi ad azzerare i tassi anche loro, dando una spinta mai vista alla crescita globale e alla domanda di prodotti americani!

Bene, i tweet, veri e immaginari, sono finiti. È estate e abbiamo giocato un po’, ma più nella forma che nella sostanza.

Trump è stato dottamente definito un generatore randomico di volatilità, ma di casuale, nel suo agire, c’è proprio poco. Il suo occhio è fisso sul mercato azionario, popolato dal retail, che per una parte significativa coincide con la sua base elettorale, e dai grandi della finanza, che è meglio non avere contro. Quando il mercato è debole, Trump interviene con annunci rassicuranti. In questo non c’è niente di originale, è solo la famosa put di cui parliamo dai tempi di Greenspan. Dove Trump è originale è quando vede che il mercato è solido (magari, paradossalmente, perché pensa che Trump farà marcia indietro sulle sue proposte più controverse). In questi casi alza prontamente il tiro, dà l’ordine di avanti tutta e lancia proposte sempre più aggressive. Se il mercato, per assuefazione, non ci fa caso se non per un paio d’ore e riprende a salire per inerzia, Trump ci riprova e mette in pista quelle parti del suo programma che sembravano di più difficile realizzazione.

A questo punto, gli investitori devono fare un esame di coscienza. Continuano a restare investiti e a comprare, come stanno facendo da maggio, perché condividono le proposte e le decisioni dell’amministrazione o perché ritengono in cuor loro che di queste proposte e decisioni, alla fine, si farà ben poco? Tra i due approcci, è il secondo a essere più rischioso. Trump, infatti, appare ben determinato a raggiungere i suoi obiettivi e magari, se possibile, a superarli. Chi conta sulle sue famose marce indietro avrà probabilmente torto strategicamente. Se poi avrà invece ragione, se cioè Trump farà davvero marcia indietro, sarà perché nel frattempo il mercato sarà tornato indietro, nel qual caso che senso ha stare investiti oggi?

Questo è il paradosso dei mercati di oggi. Se vanno bene perché pensano che non succederà nulla di serio, Trump inizia a fare sempre più sul serio. Perché Trump faccia meno sul serio, bisogna che i mercati scendano.

L’apparente equilibrio che vediamo nei mercati in questi giorni è dunque instabile. In situazioni di questo tipo, più che ai tweet, è meglio guardare agli utili come base per le valutazioni azionarie. In America gli utili saranno aiutati dal dollaro debole e dagli acquisti di azioni proprie, elevatissimi in questa fase perché l’incertezza induce molte società a rinviare gli investimenti e le porta quindi a ritrovarsi con una cassa abbondante. Nel resto del mondo gli utili saranno aiutati dalle politiche di stimolo.

In tutto il mondo, infine, l’avvicinamento dei tassi di policy allo zero che si profila per l’anno prossimo induce a preferire l’acquisto di tasso fisso breve a leva piuttosto che quello di strumenti a lungo, che potrebbero essere disturbati dalla prospettiva di una ripresa dell’inflazione nei prossimi anni.

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