
LA STRANA GUERRA
All’inizio del 1915 la Germania e la Gran Bretagna guidano i due schieramenti, quello degli imperi centrali e quello dell’Intesa, che si combattono in tutta Europa da sei mesi.
All’inizio del 1915 la Germania e la Gran Bretagna guidano i due schieramenti, quello degli imperi centrali e quello dell’Intesa, che si combattono in tutta Europa da sei mesi.
I belligeranti usano per la prima volta su larga scala armi nuove, come gli aerei o i gas tossici, ma anche strumenti in apparenza più umili, come i binocoli, particolarmente utili in una guerra di trincea. Essenziali sono divenuti anche i cavi per le telecomunicazioni.
In gennaio l’esercito britannico si accorge di avere una drammatica carenza di binocoli. Li comprava in passato dalla Zeiss tedesca, ma i rapporti si sono ovviamente interrotti. Il re e la regina donano quattro binocoli e requisizioni sono effettuate in tutto il regno, ma con modesti risultati. Parallelamente, la Germania avverte una seria penuria di gomma con cui avvolgere i cavi. La gomma era tradizionalmente acquistata dagli inglesi, che la producevano nelle colonie asiatiche e africane. Anche qui, forniture interrotte.
Ecco allora che, in primavera, la Gran Bretagna apre trattative segrete in Svizzera con la Germania per uno scambio di lenti per binocoli contro gomma. Gli scambi ci saranno effettivamente per tutto l’anno, fino a quando gli inglesi non avranno imparato a costruirsi le lenti da soli.
Nel 2025, 110 anni dopo, Cina e America si preparano alla guerra o, sperabilmente, a prevenirla armandosi fino ai denti. Per la sua macchina bellica, tuttavia, la Cina ha ancora bisogno di alcuni tipi di semiconduttori americani. L’industria militare degli Stati Uniti, dal canto suo, dipende quasi totalmente dalle forniture cinesi di terre rare, senza le quali non può produrre alcuni componenti essenziali.
Ecco allora che, dopo avere decretato il blocco generale delle esportazioni dei semiconduttori americani e delle terre rare cinesi, i due paesi si rendono conto dello stallo in cui rischiano di trovarsi e, prima in Svizzera e poi a Londra, negoziano di continuare a fornirsi gli strumenti con cui un domani potranno, nel caso, combattersi.
I mercati sono contenti per due ragioni. La prima, indiscutibile, è che l’accordo abbassa la tensione e abbassa anche i dazi medi applicati dagli Stati Uniti e, di conseguenza, la loro inflazione. La seconda ragione, più ideologica, è che è diffusa l’idea che laddove c’è un fitto interscambio commerciale e una qualche forma di integrazione delle economie, è quasi impossibile che ci sia una guerra.
Questa ultima tesi fu esposta per la prima volta nel 1910 da un saggista inglese, Norman Angell, nel suo La Grande Illusione. Il libro era rivolto ai tedeschi e voleva sottilmente fare loro capire che, avessero voluto attaccare la Gran Bretagna, ne avrebbero ricavato, a causa dell’integrazione economica tra tutti i paesi europei, solo costi e nessun vantaggio economico. Il libro fu però letto dal pubblico, che ne fu entusiasta, come un manifesto pacifista (Angell fu più tardi insignito del Nobel per la pace) e la sua tesi è ancora oggi di consenso.
La tesi di Angell, come ricorda Alessandro Aresu nel suo recente Geopolitica dell’Intelligenza Artificiale, viene però criticata da Palmer Luckey, creatore del visore Oculus e fondatore di Anduril (una società ancora privata che vuole costruire armi e sottomarini guidati dall’AI). Non è vero che l’integrazione porta la pace, dice. L’America deve invece proporsi l’obiettivo di portare via scienziati alla Cina, come fece con gli scienziati tedeschi che costruirono la bomba atomica.
Luckey è parte integrante del sistema di Thiel e di Musk, ovvero del nuovo apparato militare-industriale in formazione, nemico giurato del vecchio apparato degli ex giganti della difesa, ormai irreversibilmente burocratizzati e collusi con i generali e con i congressmen abituati ad appaltare loro commesse con logica clientelare.
Le camicie hawaiane di Luckey, le T-shirt e i capelli spettinati di Alex Karp di Palantir e le giacche di pelle di Musk stanno colonizzando gli apparati della sicurezza e della difesa e allontanando i compassati lobbisti che ne affollavano i corridoi. Il loro è, se possibile, un settore in crescita ancora più veloce di quello dell’Intelligenza Artificiale, con il quale è comunque imparentato. La loro colonizzazione, supportata dall’apporto di nuove idee tecnologicamente promettenti, non è necessariamente legata a Trump. Già sotto Biden, del resto, Musk e Thiel si erano resi indispensabili, sostituendo la Nasa con SpaceX e integrandosi con l’intelligence.
Mentre i giganti classici della tecnologia sono comunque soggetti ai cicli economici, i giganti in formazione nella sicurezza hanno dalla loro una domanda pubblica bipartisan che diventerà presto insaziabile, se l’America vorrà davvero darsi quel colpo di reni che le consenta di mantenere il suo primato.
Negli ultimi mesi si è ripetuto spesso, anche con buone ragioni, che l’America è cara e che lo è, ancora di più, la sua tecnologia. Siamo però in un mondo in cui tutti stanno premendo sull’acceleratore fiscale e quasi tutti su quello monetario (l’anno prossimo, con la nuova Fed, anche l’America lo premerà). In queste condizioni, pur con tutta la turbolenza geopolitica e geoeconomica, tutte le borse tenderanno a fare bene e ad apparire costantemente care. Questo indurrà molti, istintivamente, a rifugiarsi nei settori value o nei ciclici tradizionali. Niente di male in questa scelta, ma non dimentichiamo che i settori di crescita stanno di nuovo accelerando e che al loro interno sta probabilmente formandosi una nuova generazione di Magnifici che sarà bene iniziare a seguire.