Ancora cautela sulle banche. In evidenza, utility e business regolamentati

13 Aprile 2016
La reazione immediata dei mercati alla notizia del veicolo misto Cdp/fondazioni/istituti di credito cui sta lavorando l’esecutivo per puntellare il sistema bancario, è stata euforica. Ma prima di interpretare il rimbalzo degli ultimi giorni come una svolta definitiva è meglio essere cauti.
 
Di fatto, l’iniziativa del governo esprime la presa di coscienza di un problema serio: nonostante le banche siano solide, viste in un’ottica di continuità, il mercato resta focalizzato sui crediti deteriorati e sul prezzo a cui verrebbero valorizzati se dovessero essere ceduti in tempi rapidi. Le offerte che si sono viste finora sono prossime al 20% del valore iniziale: è un mercato fatto di pochissimi compratori, che oggi hanno l’opportunità di comprare asset a prezzi stracciati, con rendimenti potenziali elevatissimi. Se non si fosse arrestato il vortice di negatività sui non performing loans, si sarebbero presto resi necessari nuovi aumenti di capitale. Come se non bastasse, dovremo convivere per qualche anno con un livello dei tassi destinato a comprimere inesorabilmente i margini d’interesse. Senza dimenticare la fragilità della ripresa.
La crescita del Pil italiano è stata rivista all’1,2% per il 2016. Se dovesse accelerare verso le stime precedenti, 1,5%, ci sarebbe spazio per un recupero del listino milanese. Un prodotto interno lordo sotto l’1%, invece, aprirebbe la strada a ulteriori ribassi, alimentati da rinnovati timori sulla domanda e sulla qualità del credito.
 
Intanto anche il settore dei media è tornato sotto i riflettori. Prima con l’accordo tra il Gruppo l’Espresso e La Stampa. Poi, per l’operazione di Vivendi su Mediaset. Infine, sull’offerta di scambio lanciata da Cairo su Rcs Mediagroup: è il classico esempio di un comparto rimasto silente per anni che poi, improvvisamente, si sveglia dal letargo grazie a una scintilla improvvisa. Per quanto riguarda Rcs, ci troviamo di fronte a uno scenario dicotomico: se l’operazione andasse in porto, sarebbe un’ottima storia di medio termine, perché il mercato riconosce a Cairo la capacità di esprimere al meglio le possibili sinergie in campo. In caso contrario, però, finirebbe per riproporsi la questione di un nuovo aumento di capitale… Quanto a Mediaset, con Vivendi e su un orizzonte europeo, Premium può essere valorizzata meglio di quanto non lo fosse nell’orbita del Biscione. L’azienda della famiglia Berlusconi in ogni caso risentirebbe maggiormente della riforma Rai sulla raccolta pubblicitaria: qualora si decidesse di ridurre lo spazio pubblicitario sulle reti del servizio pubblico, a beneficiarne sarebbero i competitor, Mediaset e Cairo in primis.
 
Nel frattempo, nei primi mesi dell’anno sono tornati in evidenza i titoli contraddistinti da ampia visibilità e una ridotta volatilità degli utili attesi: business regolamentati, municipalizzate, utility…continueranno a fare bene, al netto dell’incertezza legata ai prossimi appuntamenti elettorali.
 
A cura di Massimo Trabattoni, Responsabile Azionario Italia di Kairos per la rubrica Italian Times di AdvisorPrivate.
 

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