Argentina, corsi e ricorsi

28 Gennaio 2014

«La tempesta finanziaria che sta interessando in queste settimane l’Argentina è il frutto di una situazione complessa e influenzata da diversi fattori. Ancora più complessa di quanto accadde durante gli Anni 90, nell’ambito di quella tragica spirale negativa che nel 2001 condusse lo stato al default». Parola di Vittorio Fontanesi, co-gestore di alcuni fondi Kairos Partners, particolarmente attento a quanto avviene nei mercati cosiddetti emergenti – in realtà spesso “già emersi” –  e nell’ambito dei quali l’attualità vede proprio il grande paese sudamericano protagonista delle cronache di questi giorni.

La crisi finanziaria che la presidente Kirchner fatica a fronteggiare è dovuta a una spirale negativa alimentata da diversi fattori: innanzitutto dati sull’inflazione sottostimati e diffusi dallo stesso governo argentino, crescente disallineamento tra cambio ufficiale e cambio al mercato nero tra Peso e Dollaro, massiccio intervento della banca centrale argentina, inflazione crescente e conseguente panico nella popolazione. Unitamente alla memoria di quanto è già accaduto, ce ne sarebbe abbastanza per spaventare gli investitori più coraggiosi se a ciò non si aggiungesse il fatto che, dopo il default, Buenos Aires ha puntato buona parte della sua strategia economica sulla produzione ed esportazione di soia e cereali, materie prime che hanno recentemente vissuto una significativa discesa dei prezzi. Questo ha ulteriormente impattato la bilancia commerciale, richiedendo un forte intervento della banca centrale nazionale.

Tuttavia, si tratterebbe di una crisi tutto sommato circoscritta al Paese se non fosse che, nell’ambito del Mercosur (comunità economica continentale che raggruppa Argentina, Brasile, Paraguay, Venezuela e Uruguay) l’Argentina gioca un grande ruolo come partner economico del Brasile: sussiste infatti un interscambio di import/export tra i due paesi di 15 bn USD, di cui, dunque, condiziona almeno in parte strategie e attese. «Essendo esploso negli ultimi dieci anni il credito al consumo nel paese ed essendo quest’ultimo quasi tutto a tasso variabile, un’eventuale conseguente svalutazione del Real comporterebbe costi di rifinanziamento del debito estremamente ingenti».

Qualche apprensione, dunque, sul dossier Brasile più che su quello Argentina, ma i mercati emergenti sono da tempo costantemente sotto l’attenta lente del gestore, poichè vengono da un biennio decisamente non entusiasmante. «Si tratta di mercati che negli ultimi anni sono stati attraversati da notevoli squilibri, tra cui solo alcuni stanno performando bene. Pertanto tutto il team dei gestori Kairos predica prudenza su questo tema e insiste sulla necessità di valutare caso per caso». Il consiglio di Fontanesi? «Rimanere leggeri per poter acquistare una volta passata la tempesta, quando molti avranno ancora le mani legate dalle perdite subite».

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