L’avvio della nuova stagione delle trimestrali non dovrebbe portare sorprese negative tali da impattare sul trend di fondo. Ma Wall Street, Borse europee e Piazza Affari si trovano in condizioni differenti tra loro.
Lo spunto di inizio anno di Wall Street, seguito da Piazza Affari, ha forse sorpreso ma non si può dire che non abbia giustificazioni. Né può essere relegato a semplice impulso. Il fatto che sia stato intenso trova una naturale spiegazione nel contesto tipico di volumi contenuti in cui si è inizialmente sviluppato: l’accenno di un nuovo allungo degli indici di Borsa ha costretto anche gli investitori più scettici ad accodarsi al flusso di acquisti amplificando l’effetto rialzista.
D’altronde, avendo davanti un anno difficile a causa dei tanti fattori di incertezza, dopo tanti anni positivi, gli operatori devono per forza partecipare appena il mercato azionario mostra segnali positivi. Spesso sono acquisti poco convinti che non vanno su singoli titoli ma su indici. E così in molti sono corsi dietro al primo movimento positivo dell’anno.
Proseguirà? In generale si può dire che l’avvio della nuova stagione delle trimestrali non dovrebbe portare sorprese negative tali da impattare sul trend di fondo.
Sul fronte americano la situazione rialzista sembra in questa fase ancora favorevole. Tra i fattori positivi spicca il dollaro debole che aiuta le esportazioni delle società a stelle e strisce, a cui si aggiungono la politica monetaria della FED ( escludendo strappi) e la riforma fiscale voluta del presidente Donald Trump.
Sulla parte europea, la situazione risulta più incerta. Al contrario di quanto accade per Wall Street l’andamento del cambio euro-dollaro rischia di essere una zavorra che appesantisce le potenzialità rialziste delle società dell’area della moneta unica. Inoltre le incognite sul rientro dal QE da parte della BCE condizioneranno la seconda parte di quest’anno.
Se non altro l’inizio anno positivo dei mercati azionari ha allontanato le incertezze date dall’entrata in vigore della MiFID II, o perché anticipate da operazioni sui portafogli effettuate in dicembre o per aver fatto rimandare più in avanti le mosse da fare in attesa di poter osservare il reale impatto sui portafogli dell’applicazione della nuova direttiva.
A Piazza Affari la situazione richiede maggiore attenzione. Oltre all’effetto “euro forte”, in più c’è il rischio rappresentato dalle elezioni politiche, anche se in realtà il mercato sembra già scontare in buona parte uno scenario di esito incerto ma non per questo negativo. Non è tutto. Bisogna tenere anche conto della debolezza dei bancari che, come sottolineato da tempo, sono ormai sotto pressione da parte della BCE per i criteri più restrittivi sulla svalutazione degli Npl.
Sul mercato azionario italiano non sta comunque mancando una certa partecipazione al movimento rialzista generale dell’equity. In concreto ha preso la forma di acquisti di future sull’indice e, per quanto riguarda i singoli titoli, quella di una rotazione verso alcuni temi caldi come l’auto, destinata a restare sotto i riflettori durante l’anno, e i petroliferi.
A cura di Massimo Trabattoni, Responsabile Azionario Italia di Kairos per la rubrica Italian Times di AdvisorPrivate.