Il DNA di Kairos in linea con la strategia dell’imprenditore

23 Marzo 2021
Italian Times

Negli ultimi 20 anni Kairos ha sempre adottato un approccio di tipo imprenditoriale nei propri investimenti, basato sull’accurata selezione delle aziende, soprattutto small cap, preferendo quelle caratterizzate da un preciso modello di business e da strategie condivise dal mercato.

“È questa la tipologia di imprese a cui diamo fiducia, affiancandole nel percorso di crescita finché non cambiano le variabili macro”, spiega Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity. Trabattoni rivela di avere in portafoglio titoli in cui investe da diversi anni che hanno restituito un importante ritorno del capitale iniziale, ma anche qualche titolo con performance meno generose qualora si tratti di aziende che mostrano un andamento gestionale migliore rispetto a quelle che potevano essere le prospettive iniziali, e che quindi Kairos reputa siano destinate, nel medio termine, ad essere correttamente valutate dal mercato.

“La capacità di instaurare relazioni durature ci permette di attrarre anche aziende minori aiutandole e sostenendole nel loro percorso di crescita e anche di eventuale quotazione in Borsa. Ci teniamo ad essere non soltanto investitori attivi, ma attori realmente partecipativi, dando il nostro apporto per il futuro dell’azienda in termini di suggerimenti e linee guida per migliorare le prospettive aziendali e la competitività nazionale e all’estero”, puntualizza Trabattoni.

Il motivo di questa scelta è presto spiegato dallo stesso Trabattoni: “Siamo da anni estremamente attenti allo sviluppo della società a base industriale in cui investiamo perché c’è una sorta di DNA imprenditoriale che forgia tutto l’approccio di Kairos, senza tuttavia mai spingerci oltre il nostro ruolo, che resta quello dell’investitore: spetta esclusivamente al CEO di un’impresa decidere cosa deve comprare, dove insediare la logistica, quale prodotto sviluppare”.

Ma quali sono gli elementi che fanno scattare in Kairos l’interesse verso un’azienda in cui investire? Ecco la risposta di Trabattoni: “Innanzitutto apprezziamo che il management e la proprietà ricoprano ciascuno un ruolo definito e rispettato reciprocamente: non tolleriamo situazioni in cui la proprietà condiziona troppo il management. In secondo luogo guardiamo al settore e alle potenzialità di crescita: prima di investire svolgiamo un’accurata due diligence per capire se il prezzo di ingresso abbia margini interessanti di rivalutazione a medio termine. Occorre in pratica coniugare la presenza di un valido management a una storia di possibile crescita o di turnaround (piano di risanamento o di ristrutturazione, ndr). Ci piacciono quelle società che si quotano allo scopo di utilizzare le risorse per continuare a crescere, per aumentare i margini, i flussi di cassa e i profitti. Ma anche per riuscire a essere competitive e guadagnare quote di mercato anche all’estero, magari dove non sono ancora presenti”.

Le relazioni che Kairos continua a coltivare negli anni con le imprese, nel rigoroso rispetto dei ruoli, prevedono sopralluoghi di persona in azienda, presenza agli incontri periodici con la comunità finanziaria, analisi dei competitor di settore per capire eventuali punti deboli da migliorare, e un fitto dialogo con gli analisti di mercato che seguono la società. “Incrociando tutte queste attività riusciamo ad applicare uno screening piuttosto rigoroso: per esempio da un universo iniziale di 50 aziende target con interessanti potenzialità di crescita per gli anni successivi, una decina diventano le candidate all’acquisto, per finire poi con poche unità in cui effettivamente andremo ad investire”, riferisce Trabattoni.

Per le imprese italiane”, sottolinea l’Head of Italian Equity, “l’avvento dell’esecutivo Draghi ha portato sicuramente un “mood” diverso in un contesto di possibile rilancio dell’Italia: ha dato una speranza ad un Paese che sembrava ingessato e senza prospettive, fornendo a tutti quegli imprenditori, che non avevano più intenzione di impegnarsi in nuove iniziative, un motivo concreto per ripensarci”.

I primi segnali del cambio di passo sono stati registrati dallo spread, tornato a metà strada tra quello della Grecia e quello della Spagna e dalla Borsa italiana, che da qualche settimana performa meglio della media della zona Euro. Ma per alimentare la speranza sarà necessario procedere sulla strada delle riforme e della semplificazione della burocrazia, anche in ambito giuridico e fiscale, in modo da rendere sempre meno complicato fare impresa in questo Paese.

Intervista a Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity.

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