KAIROS RIPARTE DAL FONDO PEGASUS

9 Dicembre 2019

Kairos resta dov’è. Non sarà più venduta, anzi verrà valorizzata all’interno della capogruppo Julius Baer. Si riparte dalla gestione.

Ecco in estrema sintesi le ultime tappe di una storia iniziata nel 1999, quando Paolo Basilico, Guido Brera e Roberto Condulmari lanciarono il primo hedge fund italiano. Nell’ultimo anno il lungo processo di revisione strategica intrapreso dall’azionista e le decisioni da parte di alcuni professionisti di lasciare l’azienda (prima tra tutte proprio quella di Basilico) hanno creato un clima di forte incertezza che ha penalizzato soprattutto la raccolta.

Ora Kairos è diventato un asset strategico per Julius Baer e abbiamo chiesto al co-fondatore Guido Brera di spiegare come sarà questa nuova stagione.

Dottor Brera, archiviata l’ipotesi di vendita com’è cambiato lo scenario?
Julius Baer ci ha garantito la solidità di un partner paziente nella formazione e nella crescita di quello che io chiamo il laboratorio di Kairos, il nostro “lievito madre”. È come se ci avesse dato le viti, ora dobbiamo solo avvitare un progetto che già abbiamo in testa.

Kairos sta accusando forti deflussi, come si può invertire questo trend?
Con le performance. I deflussi ci sono stati e direi che sono fisiologici, visto che abbiamo perso persone che appartengono alla storia di Kairos, ma sono convinto che di fronte a rendimenti di un certo tipo, i flussi torneranno. Noi su questo stiamo lavorando e i risultati stanno già arrivando: le performance dei prodotti hanno tenuto molto bene. Il nostro fondo flagship è il Kairos Pegasus che abbiamo lanciato nel 2014 e aveva bisogno di essere rivitalizzato: lo abbiamo ripreso e ci stiamo investendo tempo, testa e cuore e viaggia già con rendimenti a due cifre.

Quindi ripartite da un prodotto rodato, ma quali sono le nuove proposte per il futuro?
Stiamo investendo sui nostri nuovi prodotti KIS ActivESG e KIS Millennials che hanno appena lasciato i blocchi di partenza, ma non solo. Abbiamo in programma il lancio di tre fondi tematici, il cui debutto è previsto per la prima metà del prossimo anno. Su questi prodotti abbiamo già identificato team di gestione e strategie.

Se dovesse riassumere la caratteristica che più vi contraddistingue?
Investiamo nel momento giusto sui temi giusti prima degli altri.

Per esempio?
Quando abbiamo lanciato il KIS Bond Plus nel 2011, vale a dire in piena crisi corporate o quando abbiamo proposto il KIS KEY, scommettendo sia sul collasso dei tassi sia quindi su quelle azioni che più ne avrebbero beneficiato.

E qual è la nuova strategia sulla quale intendete puntare?
L’obiettivo della nostra strategia è l’integrazione tra il liquido e l’illiquido. È una priorità perché sono due asset che si parleranno sempre di più. In quest’ottica presto lanceremo un ELTIF che sarà proprio il punto di contatto tra le due categorie e consentirà anche ai piccoli risparmiatori di accedere ad una tipologia di investimento generalmente di appannaggio dei grandi family office. Vogliamo chiudere il gap con chi si è mosso prima di noi e offrire quel livello di sofisticazione finanziaria ancora prerogativa di pochi.

Nel 2020 dovrebbero partire i “nuovi” PIR. Cosa farete?
Sulla parte PIR ci siamo stati sin dall’inizio: si è creata una bolla perché si è guardato più al prodotto che alla scelta delle singole aziende su cui investire. Inoltre la capienza del mercato non è stata sufficiente a soddisfare la domanda. Noi continueremo a comprare aziende, non indici, punteremo su storie di crescita portando capitale a chi ne ha più bisogno. Penso sia molto più interessante il segmento delle PMI innovative.

Anche questo però è un segmento al quale approcciarsi con competenze specifiche..
Sì, indubbiamente. Noi però per molto tempo siamo stati un laboratorio di supporto alle aziende che volevano quotarsi in Borsa e questo è un elemento che ci rende unici in termini di know-how e che va canalizzato, anche perché oggi in Italia ci sono molte realtà interessanti nella fascia delle small cap o tra le realtà in fase di ingresso sul mercato dei capitali. Per fare questo servono competenza e grande esperienza, un bagaglio difficile da acquisire ex novo e che noi abbiamo da tempo.

 

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