Nel mese di giugno l’indice FTSE MIB ha finalmente oltrepassato la storica resistenza intorno ai 25.000 punti che durava da prima della Grande Recessione del 2007. Ciò è avvenuto in un contesto macroeconomico favorevole che vede una diminuzione progressiva dei casi di Covid-19 in tutti i paesi sviluppati e quindi un rilassamento delle restrizioni verso esercizi commerciali, industrie e privati cittadini.
Mentre negli Stati Uniti probabilmente si è già toccato nel secondo trimestre il picco della ripresa, gli economisti si aspettano che in Italia come nel resto d’Europa, causa il ritardo di qualche mese sulla campagna vaccinale, la ripresa avvenga nel terzo trimestre di quest’anno. Questo balzo di domanda a livello globale dovuto alla forte ripresa di investimenti e consumi, sta causando qualche problema per quanto riguarda:
Il tema dell’inflazione è certamente in questo periodo la principale preoccupazione degli investitori che si chiedono come reagiranno le Banche Centrali e soprattutto se questo fenomeno sia dovuto a una temporanea asincronia di domanda e offerta dovuta alla rapidissima, ma non uniforme, ripresa post pandemia o se invece le nuove politiche fiscali espansive porteranno a un periodo di inflazione più sostenuta rispetto all’ultimo decennio.
Tornando alla forte performance del mercato italiano è importante sottolineare come sia tornato a sovraperformare la maggior parte degli altri listini europei. Ancora una volta ciò che scalda gli animi degli investitori in favore delle società del nostro Paese è il PNRR recentemente approvato dalla Commissione Europea. Nelle mani dell’attuale governo, che a detta di molti imprenditori e manager con cui ci confrontiamo direttamente, parla una lingua molto più vicina a quella dell’impresa rispetto ai governi precedenti, i sussidi europei si stanno rivelando un volano per creare una crescita strutturale.
Questa rinnovata fiducia nelle imprese italiane si nota non solo osservando la performance dei componenti del FTSE MIB, ma anche e soprattutto guardando alle società di piccola e media capitalizzazione. E’ soprattutto qui che nell’ultimo periodo si è vista la larga parte dell’overperformance sia verso i peers europei sia verso le stesse società del FTSE MIB. In particolare il segmento dell’AIM sta vivendo un momento d’oro grazie all’entrata di nuovi investitori, anche esteri, che prima invece si tenevano lontani da titoli poco liquidi e poco coperti dalla comunità finanziaria; questo interesse scaturisce probabilmente anche grazie ai bassi multipli di partenza con cui vengono quotate le società sull’AIM, che offrono quindi grande upside nei periodi di rerating.
A confermare questa tendenza vi è anche il numero significativo e molto al di sopra della media storica di offerte pubbliche riguardanti appunto small e mid cap italiane. Questo lascia intendere che al di là degli spesso contingenti flussi finanziari, vi è un reale appetito per asset dell’economia reale italiana, in particolare per nomi industriali che costituiscono il tessuto produttivo del Paese.
Analizzando invece l’andamento settoriale, si evince dalla performance recente dei differenti comparti che il mercato è ancora indeciso riguardo alla direzione da prendere. Questa indecisione si basa soprattutto sulle aspettative di inflazione e sulle probabili contromosse delle Banche Centrali. Se da una parte infatti si è finalmente visto un rimbalzo della componente growth e quality (parliamo quindi di tech, healthcare e beni di consumo), dopo un periodo forte di rotazione verso i titoli ciclici iniziato a fine 2020, dall’altra continuano ad andare bene anche quei settori come auto e travel & leisure più fortemente legati al tema delle riaperture.
Commento a cura di Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity.