Weapons: finanza sostenibile e armi sono compatibili?

12 Aprile 2022
EnSiGn Matter - La rubrica per comprendere la finanza sostenibile

Si vis pacem, para bellum (se vuoi la pace, prepara la guerra), locuzione latina dello scrittore romano Publio Vegezio Renato, usata per affermare che il mezzo più efficace per assicurare la pace consiste nell’essere armati per essere in grado di difendersi.

Lo scenario di pace che ha caratterizzato l’Europa negli ultimi decenni ha portato le maggiori nazioni europee ad una riduzione sostanziale dei budget nazionali per la Difesa. A seguito dell’invasione russa nei confronti dell’Ucraina, si sono susseguite dichiarazioni da parte di alcuni Stati, come la Germania e la Svezia, a favore dell’incremento delle spese militari (tornando al 2% del PIL) come previsto dagli accordi per poter far parte della NATO. Di conseguenza, è ragionevole pensare che le società esposte al tema vedranno nei prossimi anni crescere i propri introiti in maniera significativa. Infatti, ad un mese dall’inizio del conflitto, le quotazioni dei titoli della Difesa in Europa sono incrementate tra il 20% ed il 120%. Nello stesso periodo invece, il resto del mercato ha registrato delle perdite.

Fonte: Elaborazione Kairos su dati Bloomberg (dati dal 24/02/22 al 24/03/22)

 

Alcuni operatori del mercato si stanno interrogando se sia giusto o meno investire nel settore degli armamenti e difesa per beneficiare dell’aumento degli investimenti sul tema.

Il dibattito più accesso riguarda la compatibilità della Difesa e della finanza sostenibile.

Innanzitutto, vorremmo premettere che negli investimenti sostenibili, la strategia delle “esclusioni” – cioè non investire in alcuni settori perché ritenuti non etici – è stata la prima ad essere introdotta su larga scala dagli investitori attenti ai criteri di sostenibilità ed è tutt’oggi una delle strategie più utilizzate a livello mondiale assieme alla strategia cosiddetta “integrazione ESG”.

 

Investimenti ESG globali – AUM per strategia

Fonte: Elaborazione Kairos su dati Global Sustainable Investment Review 2020

 

Non esistendo settori esclusi a priori, ogni casa di investimento effettua le proprie scelte in maniera differente. Tra i settori più esclusi è possibile trovare: le armi controverse, il carbone termico, il tabacco, le armi tradizionali e l’attrezzatura militare, l’energia nucleare, il gioco d’azzardo, il petrolio, l’alcol, i videogiochi violenti e il gas.

 

Settori esclusi negli investimenti sostenibili

Fonte: AlphaWise

 

Ma quindi, finanza sostenibile e armi sono compatibili?

Dopo un iniziale “no” univoco, nell’ultimo periodo gli operatori del mercato si sono divisi sul tema dell’inclusione ed hanno iniziato a distinguere le armi sotto varie categorie.

Skandinaviska Enskilda Banken AB (SEB), importante banca svedese, paese in cui il tema della sostenibilità è sempre stato molto sentito, ha proposto di riammettere la Difesa all’interno dell’universo investibile (in 6 fondi su un totale di oltre 100) a partire dal 1° aprile 2022, limitandolo alle imprese attive sia sul fronte civile che su quello militare.

La motivazione usata è la seguente: “L’industria della Difesa è centrale nell’assicurare e difendere la democrazia, la libertà e i diritti umani”. Restano escluse le armi controverse, così come definite dalle convenzioni internazionali (ad esempio: le bombe a grappolo, le mine antiuomo, le armi chimiche, le armi biologiche) e le armi nucleari.

La guerra in Ucraina, come dicevamo, ha creato diverse correnti di pensiero, tra cui quella che sostiene che la Difesa sia necessaria per mantenere la pace così da soddisfare i requisiti di “promozione della pace e inclusività sociale”, capisaldi del pensiero ESG (Sustainable Development Goals 16).

Il problema che può scaturire da tale approccio riguarda l’aumento della complessità relativa alla definizione finale di una Tassonomia Sociale da parte della Commissione Europea.

Il 28 febbraio scorso, la Piattaforma sulla Finanza Sostenibile, un gruppo di esperti consulente della Commissione Europea sul tema, ha pubblicato la bozza definitiva sulla Tassonomia Sociale. Nel tempo la visione sulle armi è cambiata diventando via via sempre meno stringente.

Prima versione di Luglio 2021: “Bisogna garantire che settori o attività dannose come le armi…. non possono essere qualificati come socialmente sostenibili”
Bozza di inizio 2022: “Gli investimenti in certe armi, come ad esempio quelle che possono essere facilmente usate dai bambini soldato o quelle che possono essere esportate nelle zone di conflitto, potrebbero essere considerati socialmente dannosi, così come lo sviluppo di armi autonome letali senza la possibilità di un controllo umano significativo
Bozza finale, 28 Febbraio 2022: “Il ragionamento per dichiarare un’attività socialmente dannosa… dovrebbe essere allineato alle convenzioni concordate a livello internazionale su determinati tipi di armi

Quella che è stata presentata però, è solamente una proposta non vincolante per la Tassonomia Sociale. Quest’ ultima dovrà essere ancora messa al vaglio della Commissione e ci vorrà del tempo prima che venga stilato l’elenco definitivo di attività socialmente sostenibili.

Considerando inoltre, le discussioni sorte in merito alla Tassonomia Ambientale circa l’inclusione del gas naturale e del nucleare quali fonti di energia sostenibile, questo compito si prospetta essere altrettanto lungo e complicato.

Nei prossimi mesi conosceremo la risposta. Indipendentemente da questa, la finanza subirà una spaccatura tra coloro che continueranno a percepire la Difesa come settore da escludere, e coloro che sposeranno il pensiero secondo cui per preservare la pace è necessario preparare la guerra.

 

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